Prima intervista a P. Dwi, Superiore Generale SMM

Prima intervista a P. Dwi, Superiore Generale SMM

Prima intervista a P. Dwi, Superiore Generale SMM

 

Quali sono i sentimenti che albergano nel tuo cuore l’indomani della tua elezione come 23mo successore di San Luigi-Maria di Montfort. 

 

Quando il mio nome cominciò ad apparire nelle votazioni, avvertivo in me del timore, poiché non me l’aspettavo proprio. Ma nello stesso tempo sentivo salire in me un coraggio e speranza. Nella preghiera risuonavano in me le parole Gesù rivolte nel Getsemani al Padre suo: “Non la mia ma la tua volontà” e questo mi intimoriva. Ma ero anche confrontato dal tema del nostro Capitolo: “Osare prendere dei rischi per Dio e l’umanità” così mi chiedevo cosa questo potesse significare per me. Con sentimenti nel cuore, ho messo tutto nelle mani di Dio, dato che non si tratta della mia volontà. Sono convinto che con tutti i miei limiti Dio mi renderà abile di fare la sua volontà e camminerà con me facendo di me un Pastore buono, per poter aiutare i confratelli in un rapporto di uguaglianza e in un lavoro realizzato insieme.   

 

Raccogli l’eredità di un Superiore Generale che ha fatto della comunicazione uno dei suoi punti di forza. Quale spazio intendi dare alla comunicazione nel tuo servizio di animazione e governo?

 

Anzitutto mi considero un “uomo di prossimità” a cui piace stare con gli altri. Ricordo che quando ero consigliere non volevo fare delle visite rapide, ma facevo di tutto per stare il più a lungo possibile con i confratelli. Volevo prendere il tempo per avvicinarmi a ciascuno di loro per poterli conoscere e ascoltarli direttamente. Riconosco che questo è un mio punto di forza, ma ora, con questa nuova responsabilità, è arrivato il tempo di utilizzare di più dei mezzi di comunicazione. Padre Luizinho in questi sei anni ha sempre mantenuto i contatti con tutti, con i laici, con i giovani, rispondendo molto rapidamente. Già da questi primi giorni cerco dunque di rispondere

Padre Yoseph Putra Dwi Darma WATUN, SMM  immediatamente a tutti i messaggi che ricevo. Vedo che devo imparare e incoraggio me stesso a rispondere a tutti: continuando a curare gli incontri di persona, ma anche ad utilizzare i mezzi di comunicazione.

 

Sei alla guida della Congregazione in un momento storico in cui la credibilità della chiesa è confrontata sulla sinodalità e la protezione delle persone vulnerabili. Cosa ti senti di promettere ai tuoi confratelli e al popolo di Dio che la Congregazione è chiamata a servire.

 

In quanto persone consacrate, una delle caratteristiche è di essere profeti attenti ai segni dei tempi e al grido del popolo. Penso che la sinodalità tanto enfatizzata da Papa Francesco non sia qualcosa di totalmente nuovo. Piuttosto ci fa risalire alla esperienza delle prime comunità cristiane, dove tutti erano “un cuore e un’anima sola” in uno spirito di condivisione. Il mio cuore mi motiva ad essere testimone e a invitare tutti i miei confratelli ad entrare nello stesso movimento e nello stesso spirito tornando a testimoniare chi siamo come monfortani attraverso la nostra vita, attraverso la nostra maniera di servire la gente, non come qualcuno che sta seduto dietro ad una scrivania, ma come qualcuno disposto a camminare insieme alla gente, andando ad incontrare la gente per abbracciarla, come ripete spesso papa Francesco. Dunque la vicinanza a Dio e la vicinanza tra di noi come Famiglia Monfortana, ma anche la vicinanza al popolo di Dio, ricordando che la nostra Congregazione è nata nella Chiesa, per la Chiesa e per l’umanità. Questo è il mio sogno per il mio ministero di Pastore della Congregazione.

Di conseguenza, parlando della protezione dei minori, sono convinto che gli abusi sono connessi con la questione dell’autorità: occorre essere umili e coscienti di chi siamo. La nostra identità monfortana è una chiamata, non una attività professionale e nemmeno una carriera. E’ Dio che ci ha chiamati e che vuole che siamo servi. Negli ultimi giorni mi hanno molto colpito le parole della preghiera di consacrazione durante la Messa dove si dice che Gesù “prese il pane, disse la benedizione, spezzò il pane e lo diede ai discepoli. E’ quello che voglio io e che vorrei trasmettere ai miei confratelli. 

 

 

Durante il capitolo e nella sua preparazione hai curato i messaggi dei laici. Quale apporto stanno dando a questo 38mo capitolo generale SMM?

 

Prima di tutto vorrei esprime la mia profonda gratitudine verso i nostri fratelli e sorelle laici, che collaborano con noi e che camminano con noi in tante parti del mondo pregando per noi e inviando messaggi a noi riuniti in Capitolo. I loro messaggi che stiamo leggendo ogni giorno sono per me fonte di ispirazione. Sin dall’inizio del Capitolo Generale i laici ci hanno dato un forte messaggio di lasciare il nostro “Ego” fuori da questo Capitolo e di riunirci come una Famiglia, così questo clima di fraternità è diventato lo spirito del nostro Capitolo, come il nostro facilitatore p. Jean Claude ha sottolineato. Dobbiamo continuare con questo spirito collaborando con i laici e considerandoli come persone che camminano con noi aiutandoci ad avere questo nuovo spirito come monfortani. 

 

Tra i messaggi ricevuti dopo la tua elezione c’è n’è qualcuno che ti ha particolarmente toccato?

 

Più che per un messaggio particolare sono toccato dalla vicinanza e l’affetto che ho ricevuto attraverso i molti messaggi. Il fatto che anche persone che ancora non conosco mi dicano: “Sono con te e prego per te”, sta creando in me un clima di fiducia. La coscienza che attorno a me e in molte parti del mondo ci sono così tante persone che si preoccupano di me, e promettono di camminare con me e di pregare per me mi ha toccato particolarmente.

 

Ufficio di Comunicazione della Casa Generale. 

 

 

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